“Oasi Bereschit” vuole essere un luogo dove si costruisce e si vive profondamente l’armonia tra gli
esseri umani, Dio e la creazione.
La casa, cuore e principale luogo dove si vive questo clima, ospiterà una comunità ecumenica di
monaci o monache che per vocazione e propensione vivono già l’accoglienza, il dialogo, il rispetto e
l’amore reciproco. Questa comunità sarà il luogo privilegiato di incontro con Dio e di ascolto e studio
della Sua Parola.
Questa casa sarà un centro di spiritualità, di cultura, di intercultura, di promozione della pace, di
sviluppo sostenibile equo e solidale, di formazione ambientale e protezione delle biodiversità, anche
ad alto livello.
La casa sarà luogo di dialogo ecumenico e interreligioso per cui si terranno momenti di preghiera
interreligiosa per la pace e l’unità tra i popoli. Questo per dimostrare al mondo che è possibile vivere
insieme in pace, nel rispetto e da fratelli.
I monaci al loro interno potranno avere un piccolo laboratorio (con annesso negozio) per la
produzione di dolciumi, confetture, liquori, vino, piccolo artigianato…, oppure avere una piccola
libreria.
L’Associazione vigilerà sul progetto e se ne prenderà cura dando impulso e sostegno.
ESPLICITAZIONE DEL PROGETTO NEI SUOI OBIETTIVI PRINCIPALI:
1) Centralità della Parola di Dio
Tutto ruota e scaturisce dall’ascolto della Parola di Dio.
Come nel caos primordiale la Parola ha squarciato il silenzio del nulla, così la medesima Parola ha
creato e ordinato gli elementi dando origine alla meraviglia della creazione dell’universo.
La Parola ha generato la vita, la Parola ha chiamato Abramo dal quale è nato il popolo eletto, Israele.
La Parola si è fatta Carne in Gesù, il quale ha compiuto la Salvezza e ha generato la Chiesa. La Parola
continua a chiamare l’uomo d’oggi e a toccare la loro vita per vivere l’Amore, la pace, la fratellanza
e l’armonia che scaturiscono dal Cuore stesso di Dio.
La Parola pertanto è il fondamento del progetto Oasi Bereschit.
La comunità di monaci che risiederà nella struttura, dovrà vivere di Parola, studiare la Parola,
predicare la Parola, far conoscere e amare la Parola, perché essa è Dio, e Dio si rivela al cuore
dell’uomo attraverso sé stessa.
Papa Francesco nella Evangelii Gaudium ci dice che “bisogna formarsi continuamente
all’ascolto della Parola” per lasciarci “continuamente evangelizzare” (cfr n° 174).
Il cuore dell’uomo a contatto con la Parola viene umanizzato e divinizzato, reso capace di
compassione per tutto e tutti, per ogni forma di vita che il Signore ha creato, e inevitabilmente
diventerà strumento di pace, di dialogo, di sviluppo economico sostenibile, equo e solidale
promotore di politiche umanizzanti volte al bene collettivo e non al mero interesse personale.
Per questo Oasi Bereschit propone esercizi spirituali, settimane bibliche, convegni di liturgia, corsi
di cetra, perché come dice sempre il Papa “la Parola di Dio ascoltata e celebrata,
soprattutto nell’Eucaristia, alimenta e rafforza interiormente i cristiani e li rende
capaci di un’autentica testimonianza evangelica nella vita quotidiana…” (Evangelii
gaudium n°174)
2) Dialogo ecumenico
La comunità di monaci che risiederà in Oasi Berschit, sarà una comunità ecumenica, ovvero una
comunità composta da membri delle tre diverse confessioni cristiane: Cattolici, Protestanti e
Ortodossi. Questo per dire al mondo che la diversità è ricchezza e che è possibile vivere da fratelli
nel rispetto delle diversità, cercando ciò che unisce ed accogliendo nella libertà le differenze.
La forza di questa comunità è lo studio e l’assimilazione della Parola, perché il contatto autentico
con i testi originali sotto l’impulso dello Spirito di Dio che è Spirito di libertà e verità, potrà far
emergere il pensiero ed il cuore di Dio in modo nitido, libero dalle “incrostazioni” storiche che hanno
portato alla divisione e alla differenziazione in senso negativo.
Questa comunità sarà un punto di riferimento per il cammino Ecumenico ecclesiale, e sarà l’anima
per eventi allargati di preghiera e dialogo interconfessionale.
Il Santo Padre a tal proposito dice nella Evangelii Gaudium:
“ 244. L’impegno ecumenico risponde alla preghiera del Signore Gesù che chiede che
«tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). La credibilità dell’annuncio cristiano sarebbe
molto più grande se i cristiani superassero le loro divisioni e la Chiesa realizzasse
«la pienezza della cattolicità a lei propria in quei figli che le sono certo uniti col
battesimo, ma sono separati dalla sua piena comunione». Dobbiamo sempre ricordare
che siamo pellegrini, e che peregriniamo insieme. A tale scopo bisogna affidare il
cuore al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, e guardare anzitutto a
quello che cerchiamo: la pace nel volto dell’unico Dio. Affidarsi all’altro è qualcosa
di artigianale, la pace è artigianale. Gesù ci ha detto: «Beati gli operatori di pace»
(Mt5,9). In questo impegno, anche tra di noi, si compie l’antica profezia: «Spezzeranno
le loro spade e ne faranno aratri» (Is 2,4).
245. In questa luce, l’ecumenismo è un apporto all’unità della famiglia umana….
246. Data la gravità della controtestimonianza della divisione tra cristiani,
particolarmente in Asia e Africa, la ricerca di percorsi di unità diventa urgente… Se
ci concentriamo sulle convinzioni che ci uniscono e ricordiamo il principio della
gerarchia delle verità, potremo camminare speditamente verso forme comuni di
annuncio, di servizio e di testimonianza… Non si tratta solamente di ricevere
informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo
Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi… Attraverso uno scambio di
doni, lo Spirito può condurci sempre di più alla verità e al bene”.
3) Dialogo interreligioso ed interculturale
La Parola, quindi, entrando nella vita e nel cuore delle persone, crea relazioni profonde, autentiche,
caritatevoli e pacifiche. Per questo un altro punto imprescindibile dell’Oasi è il cammino di dialogo
interreligioso e interculturale.
Si terranno incontri di preghiera settimanali coi fratelli delle altre religioni (ebrei, musulmani,
buddisti) per la pace, che potranno avere altri momenti non strutturati a seconda degli eventi politici
che accadranno nel corso della storia.
Il progetto prevede la convivenza in pianta stabile di piccole comunità di altre religioni, ebrei,
musulmani e buddisti, in modo da creare un villaggio dove si respira la pace, la stima ed il rispetto
reciproco, e la fratellanza, nelle situazioni spicce e concrete della vita di tutti i giorni.
Il Papa nella Evangelii Gaudium al n°250 – 251 ci dice: “Un atteggiamento di apertura nella verità e nell’amore deve caratterizzare il
dialogo con i credenti delle religioni non cristiane, nonostante i vari ostacoli e le
difficoltà, particolarmente i fondamentalismi da ambo le parti. Questo dialogo
interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un
dovere per i cristiani, come per le altre comunità religiose. Questo dialogo è in primo
luogo una conversazione sulla vita umana o semplicemente, come propongono i vescovi
dell’India «un’atteggiamento di apertura verso di loro, condividendo le loro gioie e
le loro pene». Così impariamo ad accettare gli altri nel loro differente modo di
essere, di pensare e di esprimersi. Con questo metodo, potremo assumere insieme il
dovere di servire la giustizia e la pace, che dovrà diventare un criterio fondamentale
di qualsiasi interscambio. Un dialogo in cui si cerchi la pace sociale e la giustizia è in
sé stesso, al di là dell’aspetto meramente pragmatico, un impegno etico che crea nuove
condizioni sociali. Gli sforzi intorno ad un tema specifico possono trasformarsi in un
processo in cui, mediante l’ascolto dell’altro, ambo le parti trovano purificazione e
arricchimento. Pertanto, anche questi sforzi possono avere il significato di amore
per la verità.
251. In questo dialogo, sempre affabile e cordiale, non si deve mai trascurare il
vincolo essenziale tra dialogo e annuncio, che porta la Chiesa a mantenere ed
intensificare le relazioni con i non cristiani. Un sincretismo conciliante sarebbe in
ultima analisi un totalitarismo di quanti pretendono di conciliare prescindendo da
valori che li trascendono e di cui non sono padroni. La vera apertura implica il
mantenersi fermi nelle proprie convinzioni più profonde, con un’identità chiara e
gioiosa, ma aperti «a comprendere quelle dell’altro» e «sapendo che il dialogo può
arricchire ognuno». Non ci serve un’apertura diplomatica, che dice sì a tutto per
evitare i problemi, perché sarebbe un modo di ingannare l’altro e di negargli il bene
che uno ha ricevuto come un dono da condividere generosamente…”
Un posto speciale in questo dialogo lo ha la comunità ebraica, i nostri fratelli maggiori.
Loro sono il Popolo scelto da Dio per annunciare e compiere la su Alleanza, il popolo che per primo
ha ricevuto e udito la Parola di Dio, il Popolo dal quale è nato Gesù, la Parola fatta carne.
Essendo che la Parola è il cuore dell’Oasi sarà bellissimo leggerla, ascoltarla e studiarla con loro, per
comprendere meglio il significato originale della nostra Salvezza.
Sempre il Papa ci dice:
“Uno sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non
è mai stata revocata, perché «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11,29).
La Chiesa, che condivide con l’Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture,
considera il popolo dell’Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria
identità cristiana (cfr Rm 11,16-18). Come cristiani non possiamo considerare
l’Ebraismo come una religione estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono
chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio (cfr 1 Ts 1,9). Crediamo
insieme con loro nell’unico Dio che agisce nella storia, e accogliamo con loro la
comune Parola rivelata. (E.G. 247)
Dio continua ad operare nel popolo dell’Antica Alleanza e fa nascere tesori di
saggezza che scaturiscono dal suo incontro con la Parola divina. Per questo anche
la Chiesa si arricchisce quando raccoglie i valori dell’Ebraismo. Sebbene alcune
convinzioni cristiane siano inaccettabili per l’Ebraismo, e la Chiesa non possa
rinunciare ad annunciare Gesù come Signore e Messia, esiste una ricca
complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica e
aiutarci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola, come pure di
condividere molte convinzioni etiche e la comune preoccupazione per la giustizia e lo
sviluppo dei popoli. (E.G. 249)”
4) Dialogo col mondo: economia e politica
Altro punto fondamentale di Oasi Bereschit, è il dialogo e la collaborazione con le forze politiche ed
economiche per creare una società civile che si faccia carico e si prenda cura della popolazione. Per
questo si terranno convegni (anche ad alto livello) che riguardano temi di economia etica, disviluppo
sostenibile, equo e solidale, energie rinnovabili, ecologia, salvaguardia ambientale e protezione
della biodiversità.
I discepoli discepoli di Gesù Unico Maestro non possono non avere a cuore tutto ciò che riguarda la
vita e il bene dell’uomo: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho
amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv. 15,12-
13), e non possono non prendersi cura del creato: “Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e
moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e
su ogni essere vivente, che striscia sulla terra»” (Gen.1,27-28).
A tal proposito Papa Francesco nella Evangelii gaudium ci dice:
240. “Allo Stato compete la cura e la promozione del bene comune della società.
Sulla base dei principi di sussidiarietà e di solidarietà, e con un notevole sforzo di
dialogo politico e di creazione del consenso, svolge un ruolo fondamentale, che non
può essere delegato, nel perseguire lo sviluppo integrale di tutti. Questo ruolo,
nelle circostanze attuali, esige una profonda umiltà sociale.
241. Nel dialogo con lo Stato e con la società, la Chiesa non dispone di soluzioni per
tutte le questioni particolari. Tuttavia, insieme con le diverse forze sociali,
accompagna le proposte che meglio possono rispondere alla dignità della persona
umana e al bene comune. Nel farlo, propone sempre con chiarezza i valori
fondamentali dell’esistenza umana, per trasmettere convinzioni che poi possano
tradursi in azioni politiche.”
E nella Laudato si:’
157. “Il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con
diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale. Esige anche i
dispositivi di benessere e sicurezza sociale e lo sviluppo dei diversi gruppi intermedi,
applicando il principio di sussidiarietà. Tra questi risalta specialmente la famiglia,
come cellula primaria della società. Infine, il bene comune richiede la pace sociale,
vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza
senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera
sempre violenza. Tutta la società – e in essa specialmente lo Stato – ha l’obbligo di
difendere e promuovere il bene comune.”
Per quanto riguarda il discorso del prendersi cura del creato, sempre nella Laudato sii:
67. “”Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data. Ciò consente di
rispondere a un’accusa lanciata contro il pensiero ebraico-cristiano: è stato detto
che, a partire dal racconto della Genesi che invita a soggiogare la terra (cfr
Gen1,28), verrebbe favorito lo sfruttamento selvaggio della natura presentando
un’immagine dell’essere umano come dominatore e distruttore. Questa non è una
corretta interpretazione della Bibbia come la intende la Chiesa. Anche se è vero che
qualche volta i cristiani hanno interpretato le Scritture in modo non corretto, oggi
dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere creati a immagine di Dio e dal
mandato di soggiogare la terra si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre
creature. È importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta
ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a «coltivare e custodire» il giardino del
mondo (cfr Gen 2,15). Mentre «coltivare» significa arare o lavorare un terreno,
«custodire» vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò
implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Ogni
comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria
sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua
fertilità per le generazioni future. In definitiva, «del Signore è la terra» (Sal 24,1),
a Lui appartiene «la terra e quanto essa contiene» (Dt 10,14). Perciò Dio nega ogni
pretesa di proprietà assoluta: «Le terre non si potranno vendere per sempre, perché
la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti»” (Lv 25,23).
5) Salvaguardia del creato
Il tema della salvaguardia del creato non è solo materia di convegni e di studio, ma vuole essere
un’azione concreta sul territorio.
Nel terreno adiacente la struttura desideriamo creare un’area boschiva in collaborazione con la
Forestale per contrastare la deforestazione e agire (pur minimamente) sul clima, per creare un’oasi
per gli animali autoctoni e per rinfrancare il cuore degli ospiti che passeranno per la casa. Inoltre
vogliamo mettere degli alveari per agire contro l’estinzione delle api e per poter venderne il miele
che diventerebbe un modo per trarne un piccolo guadagno per finanziare l’opera. Nel bosco
attaccato metteremo delle mangiatoie per l’inverno per caprioli
Ovviamente questi terreni diventeranno area protetta per la fauna.
L’Amore e la Parola di Dio ci spingono a prenderci cura di tutto ciò che è vita in tutte le sue forme:
“Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato.
Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita.” (Sap. 11,24.26)
6) Relazioni istituzionali
Il progetto Oasi Bereschit implicherà un rapporto particolare con le Istituzioni politiche del territorio
e le Istituzioni ecclesiali.
Si lavorerà necessariamente, per un progetto di questo tipo, in sinergia con il Comune di
appartenenza della struttura, la Provincia, la Regione e la Diocesi.
Date le peculiarità del progetto, saranno in esso altresì coinvolti i dicasteri della Curia Romana affini
alle tematiche: Pontificia commissione biblica, Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei
cristiani, Pontificio consiglio per il dialogo inter religioso, Pontificio consiglio per la promozione della
nuova evangelizzazione, Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e la Congregazione per gli
Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
Questo perché le relazioni si tengono ai vertici delle varie parti che verranno coinvolte.
Tutto questo si impone come imperativo per contribuire a creare un mondo più giusto, più umano,
più fraterno ed empatico, e questo noi vogliamo realizzare.
Cerchiamo pertanto una struttura adeguata per questo progetto, anche in incomodato gratuito,
dove noi ci operiamo per il mantenimento della stessa e per rivitalizzare il luogo.
L’associazione “Bereschit APS” si propone come scopi, processi di umanizzazione, percorsi di discepolato cristiano, itinerari educativi per adulti e giovani, progetti di sviluppo sostenibile ed ecologico-ambientali.